Merano: Faida davvero Super

Ippodromo Merano

Lieto fine democratico nell’ultima stagionale di Maia. Il commiato ha distribuito soddisfazioni un po’ a tutti, la fetta più grossa comunque se l’è presa ancora una volta Paolo Favero che dopo aver assistito alle gioie straniere (Wroblewski con Duero nel Creme Anglaise ex Lainate) e di Francesco Contu (Neroloto nel Del Prato) ha chiuso con il botto una nuova stagione-monstre con l’affermazione di Super Faida nel Gran Criterium d’Autunno.La “finalissima” per i saltatori di tre anni ha confermato che questa Faida è davvero Super, tanto da meritare una copertina tutta per sé sebbene la giornata abbia proposto vari interessanti temi. Già, perché il colpaccio nel Tagliabue di tre settimane fa aveva vissuto all’ombra del Gran Premio corso mezz’ora prima, mentre in precedenza l’escalation di Cima Prince aveva destinato a un immotivato oblio la femmina che in cascina aveva una raffica di vittorie in primavera e mai in stagione era giunta al traguardo al di là del secondo posto. «Ha un cuore grande così – ha chiosato in premiazione Jiri Kousek, un vero metronomo in sella alla campionessa – ha vinto lei non io». Probabilmente una mano gliel’ha data anche lo spunto anticipato di Invincibile Joy, passato all’inizio del rettilineo opposto alle tribune quando tutti si aspettavano si facesse traghettare da Super Faida, battistrada sin dalle battute iniziali come da cliché. Super Faida però gli è rimasta incollata e in dirittura si è riproposta coraggiosamente, senza pagare dazio ai due chili resi a tutti, mettendo ancora il muso davanti all’avversario mentre alle spalle dei duellanti Grison e Night Rider venivano dalla fine del mondo (e se fossero partiti prima?) per suggellare terza e quarta piazza. «Super Faida non molla mai», altre parole di Kousek, e anche lui aggiungiamo noi, lui fantino ceco ormai adottato dall’Italia che dopo le corse ci rincorre per ricordarci che vuole dedicare il successo alla moglie Michelle e alla piccola figlia Maria. Un tenero quadretto nel sontuoso affresco di questo epilogo di stagione, animato da altri arrivi carichi di suspense nel Creme Anglaise e nel Del Prato.Lo steeple ex Lainate ha confermato la saggezza di quella vecchia volpe di Greg Wroblewski: «Dopo il Gran Premio (chiuso al quinto posto) era ancora fresco», sussurrava nel pre-gara il trainer polacco, e ieri ha dimostrato quant’era vero. Jan Faltejsek l’ha alternato in vetta al gruppo a Bye Bye Quanito, per poi accodarsi sull’ultima curva a Exit Equity quando il grigio dell’Amalita sprintava lasciando la sensazione di poter chiudere la partita in anticipo. Tuttavia così non era, perché sull’ultima siepe si presentavano in quattro ad accampare diritti alla vittoria, e mentre la pimpante Miss Gabriella inciampava dopo il salto dicendo addio ai sogni di gloria, gli ultimi duecento metri mandavano in onda una lotta a tre fra i grigi: Luxury Baby sbucava alla corda, ci provava senza però riuscire ad agguantare Duero ed Exit Equity che finivano nell’ordine divisi da una testa.Incerto e avvincente fino al palo pure il Del Prato per siepisti nel quale i pesini hanno avuto ragione dei più accreditati dalla perizia. Ganeden in avanti tesseva la consueta trama fino alla piegata conclusiva quando su di lui piombava un poker di pretendenti per dare vita a un rush palpitante risolto dallo spunto di Neroloto, capace di mettere il muso davanti a Perdono e al sorprendente Ramon (colori del meranese Giulio Tomanin). L’accoppiata Favero-Kousek (per una volta Romano si è dovuto accontentare di un posto in seconda fila, dopo una stagione di urrà), aveva colpito in precedenza anche nel cross premio Cuomo nel nome di Altrove, lanciato al momento giusto nella stoccata necessaria a piegare Interim. Favero-Contu è comunque finita due a due, perché in apertura di pomeriggio l’allenatore sardo aveva messo la sua firma con Veddasca nella siepi intitolata a Monsun Air.Quanto alle piane per gierre e amazzoni, attori locali sotto i riflettori grazie a Alfa Word (Ricky Belluco in sella, Simone Pugnotti al training per la giubba Jumping Set), e a Zabu (Andrea Zambarda interprete e proprietario, allenatore Giuseppe Chianese), nell’ultima galoppata dell’anno. Alla quale è seguita, in sala bilance, il doveroso omaggio a Josef Vana, l’allenatore ceco che in patria, alla faccia dei cinquant’anni e passa sulle spalle, non vuole saperne di appendere la frusta al chiodo. E a ragione, perché ieri tutti gli amici di Maia lo hanno applaudito per il recente successo, davanti a 35mila spettatori osannanti, nella Velka Pardubicka, il Gran premio di Cechia. Mostro di longevità, e di passione per l’atleta-cavallo.