Un Merano molto Rigoureux

Giù il cappello e applausi a Rigoureux, vincitore del 71° Gran Premio Merano Forst con una dimostrazione di superiorità che non lascia spazio a recriminazioni di sorta, nella giornata di festa di Maia celebrata da novemila persone. In pista, ancora una volta il Gran Premio ha voluto ricordare che nulla è scontato e lo ha fatto al talus le cui insidie del secondo passaggio, quando il cuore della corsa comincia a palpitare sul serio, sono state fatali al battistrada Alpha Speed il cui ruzzolone come in un domino ha tirato giù Kandinskiy e Asselin (risparmiando così il solo Sharpmon tra gli italiani) e l’attesissimo Alarm Call.
Vice Rigoureux e con lui Macaire, sette anni dopo Tempo d’Or, riportando in Francia un alloro che proprio lui per ultimo fra i transalpini aveva acciuffato. Vince Rigoureux e con lui James Reveley, ventunenne fantino inglese alto come uno stanga e dal self control di un navigato professionista.
Oltre al poker del talus lungo la marcia si sono levati dalla disputa il tedesco Our Hero all’oxer e il polacco Duero al muro sulla penultima dirittura, restringendo a metà dei partiti la sparuta pattuglia dei reduci al traguardo.
Rigoureux è rimasto nella pancia del gruppo nella prima parte, ben nascosto anche se cercato dai binocoli, fino a quando dopo il maxi-capitombolo si è trovato in posizione di lancio. Reveley ha ringraziato e incassato, mettendosi alla coda di un Budapest arzillo come non mai. Ma dopo l’arginello di metà curva, lo stesso Bartos ha praticamente lasciato sfilare Rigoureux che quando ha annusato il traguardo ha macinato una progressione tritatutto, spazzolando via Budapest e diventando piccolo piccolo agli occhi dei pochi inseguitori rimasti in piedi. Sul palo Reveley ha fatto gesto di dare al cavallo tutti i meriti, e in parte è pure vero perché lui ha “solamente” assecondato con adeguata freddezza un fenomeno che, nessuno lo potrà mai dire con certezza ma un po’ tutti lo pensano, oggi nessuno avrebbe potuto battere. Nemmeno, probabilmente, il suo avversario dichiarato Alarm Call ai più apparso appannato nel momento della caduta, anche se Pieux non è assolutamente d’accordo e dice che stava solo lasciando rifiatare il suo prima della lunga volata. Ha vinto Macaire, comunque, ha vinto Reveley, insomma, ma soprattutto ha vinto Rigoureux, perché ha vinto di 17 lunghezze senza che il suo jockey muovesse le mani.
Complici le numerose débâcle, giorno di gloria per il ceco Budapest che ha salvato la piazza d’onore da un'altra sorpresa, lo svizzero Oh Calin gestito come un salvadanaio da Christophe Monjon che con quanto risparmiato lungo il percorso ha trovato il guizzo per soffiare la terza piazza all’onesto Puncho. Quinto, e primo degli italiani, uno Sharpmon lontano, ancora vivo sulla diagonale di fronte alle tribune ma spentosi in un amen. Ma che fosse difficile quest’anno per i nostri lo si sapeva già alla vigilia. Così è stato, tuttavia per Maia, per Merano, per l’ostacolismo e per chi lo ama la festa è stata festa comunque.
E da un punto di vista tecnico ci si può consolare, almeno parzialmente, pensando al futuro con il nuovo successo (il quinto a fila) di Tullio Ostillio, l’invitto tre anni di Favero che come da previsioni ha impresso il suo marchio nel Tagliabue.