L'Arno, il più antico evento dello sport italiano

Lunedì 25 aprile, nella stagione che festeggia i 150 anni dell'Unità nazionale,Firenze manda in scena per la 184a volta la Corsa dell'Arno. Si tratta del piu' antico evento dello sport italiano. Di questo splendido unicum, di questo riconoscimento di assoluto prestigio si può fregiare la nobile corsa di galoppo ospitata dall'ippodromo del Visarno. Nel Paese la cui Nazionale di calcio ha vinto ben quattro campionati del mondo (1934-1938-1982 e 2006) si poteva ritenere che appartenesse al football l'alba dello sport italiano. Tuttavia, sfogliando i libri di storia dello sport ci si accorge che il primo campionato italiano di calcio, vinto dal Genoa, cioè dal club rossoblu' fondato da un gruppo di inglesi, data 8 maggio 1898. Ben settantuno anni prima si ha la genesi della Corsa dell'Arno. Sono una corsa di cavalli la sfida piu' rappresentativa per l'aristocrazia e la ricca borghesia. Prima del football si affida il prestigio sportivo ad una giubba che porta i propri colori indossata da un fantino in sella ad un purosangue inglese. Tutto muove dall'Inghilterra dove si istituiscono lo stud-book (il grande libro dell'allevamento), il Jockey Club (un gruppo di appassionati che sovraintende all'organizzazione delle corse e scrive il regolamento) e si annotano le prestazioni dei cavalli. Una colonia di inglesi nell'Ottocento alimenta la vita economica, culturale e sportiva del nostro Paese. Se a Genova gli inglesi portano il gioco del calcio, a Firenze nasce il galoppo con la prima grande corsa italiana. E'l'Arno ed è l'inizio dello sport in Italia. Poi sarebbero arrivati la ginnastica, il football. Il vincitore della prima edizione, disputata il 5 novembre del 1827, fu un grigio di quattro anni, Riber. Quel seme dal quale fiorisce una splendida storia è l'espressione di quella meravigliosa Firenze ottocentesca, crocevia culturale, sportivo e mondano dove approdavano gli esponenti delle piu' importanti corti europee, attratti da quel fiorire di idee e di opere che il Granducato rappresentava. Il principe russo Anatoli Demidoff, il polacco Carlo Poniatovski ai quali si aggiungono altri nobili italiani e inglesi. IL PRESENTE - Oggi l'ippica è profondamente cambiata. Ha mutato completamente la sua anima. Quello che un tempo era lo sport dei re e che vedeva il teatro della corsa, l'ippodromo, e la sua rappresentazione, il Gran Premio, come lo zenit di un anno di sport oggi vede la sua popolarità in discesa. Restano però intatte le suggestioni, l'appeal di una corsa di cavalli unica nel panorama del galoppo italiano. Così oggi l'Arno se non è un Gran Premio del piu' alto livello, cioè una corsa di gruppo al vertice della selezione, resta un ricco e prestigioso handicap con una sua funzione tecnica. Soprattutto nelle piu' recenti edizioni, con le affermazioni di soggetti di valore come Storm Mountain e Il Fenomeno, poi confermatisi di lì a poco, rispettivamente nella Coppa d'Oro di Milano e nel Carlo d'Alessio a Capannelle, si è rivelato un ottimo trampolino di lancio per una stagione ed una carriera ad alto livello. Chi vince a Firenze nella corsa dell'Arno vola verso luminosi traguardi a Roma e a Milano. LE SCUDERIE PIU' GLORIOSE - Da sempre le piu' importanti scuderie nazionali, in particolari romane e milanesi hanno inviato i loro migliori purosangue alle Cascine puntando al successo nella corsa dell'Arno. Ci sono tutte le grandi giubbe del galoppo italiano nell'albo d'oro della classica fiorentina. Frank Turner (8 vittorie dal 1922 al 1932), la Scuderia Mantova che vinse nel 1942 con Torcello e nel 1971 con Petesso, che aveva in sella il jockey prediletto dal pubblico delle Capannelle, Carlo Ferrari. La Razza Ticino si impose nel 1953 con Vittorio Veneto, montato da Marcello Andreucci. La seconda parte degli anni Cinquanta, vedono l'Arno dominato dai purosangue dell'Avvocato Paolo Mezzanotte. Nel '56 e nel '57 vince con un cavallo che ricorda un grande della musica, Gershwin. E il proprietario milanese che sarà anche un grande dirigente del nostro galoppo apre gli anni Sessanta con l'affermazione nel prestigioso handicap delle Cascine di Firebird. Dieci anni dopo il testimone passa ad un'altra formazione di noblesse del nostro turf. La giubba e'quella della scuderia Ignis, cara alla famiglia Borghi. Il cavallo si chiama Surtees e lo monta Marcello Andreucci. Gli anni Ottanta si colorano del bianco rosso e verde di un inimitabile cultore dell'ippica italiana, l'avvocato Carlo d'Alessio. Sceglie Gemmano e il suo fantino di scuderia, Gianfranco Dettori, per un doppio nella corsa piu' bella della Toscana che galoppa: 1981 e 1983 sono le edizioni vinte da Gemmano con la giubba della Cieffedi. Memorabile il secondo successo in Gemmano, con in sella il 'Mostro' che lo indirizzò al largo allo steccato opposto. Un boato della tribuna salutò lo scatto al largo del purosangue della Cieffedì che aveva eletto favorito al betting quel 'vecchio caro amico dell'Arno', spinto anche dal fascino di una scuderia che con Wollow aveva conquistato l'Inghilterra. Se D'Alessio rappresentava il galoppo della capitale al massimo livello, Rencati e' una delle migliori espressioni delle scuderie milanesi. Colori cari al brianzolo Salice fatti conoscere in tutto il mondo dal campionissimo Falbrav. E che nell'Arno trovarono il proscenio nell'edizione del 1991 vinta da Sicuterat. Ricordate chi lo montava? Antonio Di Nardo, il jockey di Sirlad, il biondo che vinceva Parioli e Derby di un'intera dirittura e portò a San Siro diecimila persone accorsi al mercoledì per un suo rientro. Ancora Milano con la Siba che ha un gran feeling con la corsa piu' antica d'Italia. Quattro successi per questa formazione che da sempre affida i propri cavalli ad Alduino e Giuseppe Botti. Radames nel 1996, Ice And Glacial nel 1998, Cocodrail nel 2005 e Basaltico, montato da Umberto Rispoli, nel 2008. E da segnalare, nelle ultime due edizioni, il doppio di un team. La scuderia Blueberry, il training di Bruno Grizzetti e in sella Dario Vargiu. Sono i protagonisti delle splendide galoppate sotto la Cupola del Brunelleschi di Storm Mountain (con il peso di 59 chili nel 2009) e Il Fenomeno, portando in sella 53 chili e mezzo dodici mesi fa.
I FANTINI - Arno come ribalta anche per i grandi jockey del turf nazionale. Nelle prime venticinque edizioni della corsa, montano e si affermano fantini inglesi. La prima vittoria di un italiano e' del 1854, in sella a Bold Davie (appartenente al duca Anatoli Demidoff) c'è un ragazzo di Barbaricina, il grintoso Ranieri Galletti. Quello per lui e' il primo di cinque successi. Analogo numero di vittorie vantate dall'altro pisano Polifemo Orsini (dal 1913 al 1926). Il primatista e' Thomas Rook, l'inglese di Barbaricina che vinse 8 edizioni della "nonna" del galoppo. Il poker e' riuscito a Gianfranco Dettori, negli anni Ottanta il fantino piu' competitivo e continuo della Lega dei purosangue. Non solo italiana, perche' quello che oggi e' conosciuto come il papà di Lanfranco aveva lampi di grandissima ispirazione e allora era il fantino piu' stimato e temuto da sua maestà Lester Piggott. Che storia magistrale l'Arno: aneddoti, nomi illustri che passando da Firenze e la sua corsa piu' bella hanno scritto pagine belle di carriere importanti. Ancora una volta andremo al tondino di questa corsa che se oggi e' soltanto un handicap principale e non una corsa di gruppo, ha il respiro magico, infinito, i brividi che ti percorrono davanti ad un'opera d'arte. I colori di un ippodromo splendido, il gusto del bello nella Firenze che sa coltivare i talenti e custodire i grandi tesori. L'Arno e' qualcosa di prezioso. Per la 184 a volta la piu' antica corsa d'Italia ci regalerà l'emozione spontanea di un ciuffo d'erba mosso dal vento, di purosangue dai bellissimi mantelli che si avviano a ricevere l'applauso di una tribuna strapiena - ricordiamo il record di tredicimila presenze nel 2001, primato assoluto di presenze quell'anno in un ippodromo italiano - e a dirci ancora che all'alba dello sport italiano splendeva la gemma di questa favola meravigliosa, la corsa dell'Arno, lo sbocciare del galoppo nella città gigliata. Firenze, i suoi tesori, le sue sculture, i suoi archi, il suo impareggiabile esprit artistico-culturale e la sua imperdibile corsa sul prato delle Cascine. Tutti al Visarno, amici. Il 25 aprile.