Capannelle: ' Derby Day ' La Grande Festa del Turf

DERBY DAY: IL NASTRO AZZURRO MADRE DI TUTTE LE CORSE. TANTISSIMI PARTENTI IN TUTTE LE CORSE DI QUESTA DOMENICA POMERIGGIO.
La madre di tutte le corse. Il derby, il blue ribbon ovvero il nastro azzurro è, da sempre e in tutto il mondo, corse,un HP nel ricordo di Edmondo Botti il capostipite, e poi la corsa del Corriere dello Sport, quella tradizionale per i gentlemen e le amazzoni nel nome di Domenico e Sergio Arnaldi, indimenticabili e poi, più recente quella solo per amazzoni. Insomma il derby day è la festa del turf anzi dell’ippica tutta. Buon divertimento! considerato la corsa per eccellenza, quella che qualsiasi proprietario, allevatore, allenatore e fantino sogna di vincere almeno una volta nella vita costi quel che costi. Il derby è il derby, non si discute si ama e si desidera. Meglio ancora si vive, dall’alba al tramonto il derby day è atmosfera palpitante e coinvolgente per chiunque, addetto ai lavori oppure appassionato. Sono passati quasi 250 anni da quel pomeriggio passato alla storia quando, dopo aver vinto il famoso lancio della moneta con Lord Bumbury, Mr Stanley meglio noto come dodicesimo conte di Derby diede il suo nome alla prima edizione della corsa che fece disputare per i soli tre anni sulla distanza dei 2400 metri ad Epsom, al centro dei suoi possedimenti, non lontano da Londra. Il Derby, la madre di tutte le corse, il turf moderno inizia simbolicamente con la disputa del primo nastro azzurro. Che idea geniale una prova sui 2400 metri distanza all’epoca breve e soprattutto riservata ai soli cavalli di tre anni. Il colpo di genio: il derby una sola volta nella vita. Quel pomeriggio o mai più. Non sarà la corsa più selettiva del mondo perché tali sono i grandi confronti intergenerazionali ma nessuna ha lo stesso fascino del derby. Cavalli eccezionali lo hanno perduto per un nulla oppure non hanno potuto esserci come accadde a Ribot. In ogni parte del mondo in cui si disputi una qualsiasi corsa di cavalli ebbene anche li in un giorno dell’anno si disputa il derby. La distanza non è più soltanto quella voluta da Mr Stanley e dai suoi amici. Dai 2400 tanto per fare un esempio siamo ai 2000 del Kentucky, ai 2100 di quello di Francia ai 2200 del nostro nastro azzurro. In questa domenica e solo in questa domenica e su questa pista, quella di capannelle, il rito, la magia si compirà ancora una volta. La tradizione è la vita del turf. La grande selezione ne è l’essenza e passa ovviamente anche attraverso la disputa del derby. Due minuti abbondanti quasi in apnea, un coinvolgimento che furlong dopo furlong diventa totale. La dirittura vissuta senza respirare fino al boato finale per supportare il proprio beniamino che ciascuno spera in lotta per la vittoria. Nulla potrà mai eguagliare la atmosfera che soltanto il derby sa regalare. Nel mondo il suo significato è andato ben oltre i confini del turf. Tutto ciò che è “massimo”, ogni confronto che è decisivo, dentro o fuori, diventa derby in qualsiasi altro sport, in qualsiasi istante della vita sociale. Questo è il miglior elogio che si possa fare al derby di galoppo, essere andato con il suo significato ben al di là dei proprio confini. Il derby si corre in tutto il mondo e dal 1984 anche in Italia, circa un secolo dopo la disputa del primo in assoluto ad Epsom. Scorrere l’albo d’oro scatena il ricordo, la emozione della riscoperta, ci si imbatte in nomi che hanno fatto la storia del nostro turf ma anche di quello internazionale. Andreina è la prima vincitrice, apparteneva a Thomas Rook ed aveva in sella W. Wright. Pensate che le prime 31 edizioni del derby italiano sono state vinte da cavalli con in sella un fantino estero, quasi sempre inglese. La prima vittoria italiana è del 1915 quando fu il turno di Polifemo Orsini. Se guardiamo con occhio attento l’albo d’oro scopriamo nel 1887 il nome di Sir Rholand che sarebbe quel signore, il conte Felice Scheibler, che ci saluta a mezzo busto ogni volta che entriamo a Capannelle. Lui è li appena sulla destra entrando vicino alla fontana, non si allontana mai. Federico Tesio che la incarnazione dell’Ippica Italiana con la maiuscola il suo primo derby lo ha vinto nel 1911 con Guido Reni. Pensate che lo stallone Andred il padre di Andreina diede ben sette vincitori di derby come fece anche Signorino che viene ricordato con una listed nel pomeriggio del Parioli nel segno della tradizione e della scoperta delle nostre radici. Federico Regoli vinse in sella il suo primo derby nel 1917 ma è stato capace di vincerne anche 5 di fila in seguito. I grandi nomi del turf italiano ci sono anche se come detto, poiché il derby capita solo una volta, qualcuno manca. Non Nearco, il cavallo per eccellenza di tutto il galoppo mondiale, il padre di tutti i vincitori che oggi sono al vertice e sono anche suoi discendenti. Ha vinto nel 1938, un anno dopo Donatello per Federico Tesio e Mario Incisa e con in sella Pietro Gubellini. Dopo ci fu per loro il pomeriggio del Milano e quello esaltante e con sapore di rivincita di Parigi. Quanti campioni hanno vinto il derby: Apelle, Ortello che vinse anche l’Arco di Trionfo per De Montel, una gloria tra le nostre scuderie, Archidamia per il Soldo, Traghetto per la Mantova, Tenerani il padre di Ribot, Sedan per la Ticino, Ortis per Vittadini, Rivisondoli per la Aterno, Braccio da Montone per la Spineta, Gay Lussac per la Cieffedi. Anni ruggenti. L’età moderna inizia con Glint of Gold, il primo straniero a vincere lo stesso anno in cui il derby fu aperto a tutti. Non poteva esserci miglior vincitore perché il portacolori di Paul Mellon, il proprietario di Mill Reef, andò subito dopo a Epsom e fu secondo. Da allora è cronaca e forse nella mente e nel ricordo di tanti appassionati è ancora ben viva. Adesso come detto il nastro azzurro si disputa sulla distanza dei 2200 metri, è stata abolita la racchetta e dovendo percorrere due complete diritture anche se con 200 metri in meno forse la corsa è ancora più selettiva. Il derby day è giorno unico e di grande festa per ogni vero appassionato, in questo pomeriggio come d’incanto dimentichiamo i tanti problemi che affliggono il nostro sport. Questa corsa è la ragione per continuare ad esistere e forse ci può dare la forza per tornare in carreggiata, per risalire la china. Lo si deve ai grandi che nella storia del turf ci hanno preceduto e che, anzi, questa storia la hanno scritta. Una festa quindi, con ben nove corse. Oltre al derby i classici anziani nel D’Alessio sui 2400 metri in vista del Milano, i flyer di ogni età che si misurano nel Tudini, le altre due pattern della giornata che oltre a questi due grandi nomi dell’ippica italiana ricorda in listed per i tre anni sul miglio la grande passione e competenza di Mauro Sbarigia, in HP sui 2400 metri per anziani Edmondo Botti il capostipite di una famiglia che sta dando tantissimo al nostro turf, in Domenico e Sergio Arnaldi nella corsa per i Gentlemen e le Amazzoni appunto due grandi cavalieri. Un programma che quest’anno dedica una sua prova anche ad una scuderia che è stata scuderia dell’anno in America, quella di Mr Ramsey che da alcune stagioni è attiva e con successo anche nel nostro paese. Sarà una corsa per i due anni mentre il programma avvincente della giornata prevede anche il Corriere dello Sport che oltre ad essere il quotidiano sportivo della capitale qui è anche un bell’handicap sui 1500 metri. Ultima chicca che da alcuni anni è parte integrante del pomeriggio è la corsa riservata alle sole amazzoni, un dolce momento rosa che arricchisce la giornata. Record di protagonisti, ben oltre i cento nel pomeriggio a garanzia di spettacolo. Nel derby saranno in 15. Dalla Francia viene Dark Sea ma veste la giubba romanissima di casa Scarpellini, dalla Germania ecco il temibile Oil Of England, poi ci sono tutti i nostri possibili a cominciare da Dylan Mouth per proseguire con Salford Secret e Hoovergetthekeys che sono reduci dal Parioli, dall’ultimo grido Sopran Nicolo attesissimo, come Steaming Kitten che veste la giubba importante e internazionale di casa Ramsey e poi ancora Autre Qualite, Alegro, Bertinoro, Collateral Risk, Ratmansky, Slowpoke, Svatantra. Davvero sarà una festa perché non sono da meno le altre corse, nove in tutto. Il Tudini che è pattern si vivrà quasi in apnea, 1200 metri senza respiro e con ben 16 nelle gabbie capeggiati dal francese Rosendhal, italiano di giubba e carriera che torna sempre per i nostri appuntamenti importanti e trova ad attenderlo tutti i possibili nessuno escluso, maschi e femmine, vincitori di listed e di pattern. L’altra corsa di gruppo sarà il D’Alessio che prepara il Milano sui 2400 metri, un buon numero anche qui e con un ospite abituale Orsino, alle prese con il gruppo dei nostri migliori e con anche un paio di reduci dal Repubblica come Demeteor e Pattaya. Ci sarà poi la corsa che ricorda Mauro Sbarigia indimenticabile sapiente del turf, uno dei tecnici più preparati del nostro mondo e uno degli amici più cari. Tutti tre anni e sul miglio in una dozzina, affollate anche le altre