Capannelle Galoppo: DERBY DAY domenica 22 maggio

Capannelle Roma Derby 2015

La grande festa del Turf Italiano alle Capannelle. Il giorno più atteso. Il giorno più bello. Il DerbyDay. Tutto il ciclo vitale del Turf vive ed è funzionale al pomeriggio del Derby.
La Storia.
Da quasi 250 anni nel mondo, da quando Mr Stanley ovvero il dodicesimo Conte di Derby, Lady Hamilton sua moglie e soprattutto colui che è stato condannato all’oblio eterno ovvero Lord Bumbury insieme ad altri amici appassionati inventarono la corsa che ha cambiato i connotati e la storia del turf mondiale. Il Derby appunto che mutuò il suo nome dal lancio di una monetina che cadde dalla parte giusta per il Conte e da quella sbagliata per il Lord. Entrambi, Derby e Bumbury, volevano dare il proprio nome alla corsa di nuovo conio, quasi presagendone il pazzesco successo che è andato al di là del mondo ippico. Non ci fu verso di trovare un accordo, da gentiluomini si decise il ricorso alla monetina. Il penny cadde dalla parte scelta da Mr Stanley, cosi oggi in tutto il mondo si disputa una corsa riservata ai soli tre anni spesso su distanza di 2400 metri ma anche fino a 2000 che, soprattutto, ha un solo nome (tranne alcuni paesi sciovinisti come la Francia) ovvero Derby. Non solo: tutto ciò che diventa scontro di vertice, importante, assoluto ed in ogni campo dallo sport, all’arte, alla politica, al sociale insomma a tutto diventa Derby. Incredibile la valenza assoluta che è stato capace di assumere questo nome. Per noi ippici è e sempre sarà la Corsa per eccellenza, il sogno di ogni vero appassionato. Da quel pomeriggio di 250 anni fa, circa, quando nella sua proprietà di Epsom poco distante da Londra il Conte di Derby e gli amici vissero la loro prima esperienza ed i cavalli percorsero il tracciato vario, difficile, insidioso, irregolare che oggi è un mito, ebbene da quel giorno in tutto il mondo si disputa ogni anno una edizione del derby, in ogni paese più o meno. Sembra incredibile ma è cosi. Eppure tutti sappiamo bene che la massima selezione che è lo scopo e l’essenza dell’ippica si ottiene nel momento in cui si scontrano più generazioni di cavalli. Vero, pensiamo all’Arco di Trionfo che forse oggi nel mondo, è stato calcolato mettendo a confronto tutti i rating, rappresenta il momento più alto nel Turf ma non il più agognato. Un allevatore, un allenatore, un proprietario, un fantino sa che il rientro nel winner enclosure di Epsom dopo la vittoria nel Nastro Azzurro non ha prezzo e non si baratta con nulla perché la Storia, la Leggenda sono impagabili e il Derby è storia e leggenda in ogni parte del mondo. Logicamente ancora di più ad Epsom ma ogni nazione ha il suo derby e lo custodisce con amore, con attenzione, con passione. Anche in Italia ovviamente. Il nostro Derby nasce proprio circa un centinaio di anni dopo quello di Epsom ma entra subito nel tessuto connettivo del paese e del nostro sport. Per tantissimi anni lo si è corso di giovedì, il primo del mese di maggio perché in Inghilterra si disputava di mercoledì, il primo del mese di giugno. La tradizione ha sempre il suo fascino, il suo ruolo. La tradizione va alimentata come diceva Mahler tenendo vivo il fuoco e non facendo la guardia alle ceneri. Occorre quindi anche essere pronti a cogliere il mutare dei tempi e sapersi adeguare conservando la parte viva della tradizione. Cosi in Inghilterra come in Italia si è cambiato giorno, da noi la domenica e anche distanza che adesso come in Francia è diventata di 2100 metri da noi si è passati e con successo da molti anni a 2200 abbandonando la racchetta che rallentava il ritmo e di fatto accorciava i metri passando sulla pista grande con una maggiore severità e dunque selettività grazie alla durissima dirittura di fronte di oltre 600 metri. Derby Day è sinonimo di grande festa, è il momento più aggregante per il turf italiano, per l’ippica italiana. Una festa che va anche al di là del solo momento di selezione tecnica ed agonistica per diventare, come è giusto che sia, istante di partecipazione sociale, di narrazione di uno sport che si è sempre coniugato con la bellezza, con il sociale, con la gioia del divertimento. Per questo il pubblico non manca, si raccoglie partecipe, vuole esserci. Sa di vivere un momento unico perché il Derby, ecco la sua vera forza, è un istante assolutamente unico. Quei due minuti abbondanti di corsa non torneranno mai più per un cavallo. Dunque anche per il pubblico che sa che quella edizione non potrà mai più gustarla. Ora o mai più. Il Derby è riservato solo ai cavalli di tre anni, le grandi prove intergenerazionali magari di maggior valore selettivo si possono disputare più volte, un cavallo può vincere due o anche tre edizioni di Arco di Trionfo ma un solo derby. Non si tratta di valore ma di distinzione. Ribot ad esempio, l’imbattuto cavallo del secolo, ultimo capolavoro del genio di Federico Tesio non corse e dunque non vinse il derby ma ben due volte l’Arco di Trionfo e una volta le King George. Quel nome nell’albo d’oro del derby è un qualche cosa di straordinariamente unico, il gotha in un certo senso, in Italia e nel mondo. Ecco perché stiamo per vivere un pomeriggio assolutamente straordinario, ecco perché si sta per celebrare e consumare un rito meravigliosamente unico e tutti ne siamo, i presenti, come dei concelebranti. Capannelle è il teatro e la sua pista il palcoscenico del Derby Italiano di Galoppo. Le sue antiche tribune che si intravedono ancora, il suo antico percorso hanno animato le edizioni fino a che negli anni 20 del 900 non è stata operata la ristrutturazione ancora in essere dell’ippodromo e da allora la pista è quella di adesso. La leggenda narra che dietro i colori di Thomas Rook proprietario di Andreina che fu la prima vincitrice del derby italiano nel lontano 1884 si celasse Umberto primo di Savoia Re d’Italia. Chissà, potrebbe anche essere la verità. In Inghilterra che è patria del Turf la casa regnante non ha mai nascosto la propria passione per le corse, anzi ne ha fatto un vanto, da Edoardo ad Elisabetta regnante le corse classiche inglesi hanno avuto molto ma molto spesso casa reale tra i vincitori. L’albo d’oro ci ricorda che soltanto nel 1915 Polifemo Orsini iscrisse il suo nome di fantino in sella ad un vincitore, i precedenti erano tutti jockey esteri, un tributo che la nostra cultura ippica pagò allo sdoganamento iniziale ma con orgoglio, a distanza di un secolo esatto e pur in circostanze che non sono da definire esaltanti per il nostro settore, possiamo oggi affermare che proprio i nostri fantini sono gli ambasciatori della nostra grande cultura ippica in un solco che è stato tracciato da Gianfranco Dettori negli anni 70 e prima ancora da Regoli, Gubellini e Camici e che oggi vede protagonisti di vertice in Giappone Mirco Demuro, in Francia il fratello Christian con Umberto Rispoli, il Inghilterra Andrea Atzeni con ovviamente Lanfranco Dettori magnifico profeta. Una sorta di rinascimento che avviene al di fuori dai nostri confini e che coinvolge anche diversi allenatori che si stanno facendo molto onore. Tornando ad analizzare l’albo d’oro ovviamente ci si imbatte in Sir Rholand che era il nome scelto dal Conte Felice Scheibler che avrebbe anche potuto essere il vero anti Tesio ma che fu rapito prima di scontrarsi sul serio con il Senatore dal mal d’Africa. Il Mago di Dormello appare per la prima volta nel 1911 con Guido Reni e poi ovviamente fino alla fine degli 70 Dormello Olgiata sarà sinonimo quasi sempre di turf italiano senza far torto alle grandi formazioni che hanno iscritto il loro nome tra i laureati di Capannelle come ad esempio Giuseppe De Montel, la razza del Soldo dei fratelli Crespi oppure, dopo la guerra, la Mantova, la Rozzano, la Aterno, la Ticino, Tagliabue, la Spineta, Da Zara, Carlo Vittadini e Carlo D’Alessio, la Aurora, la Diamante, la Ascagnano, quel meraviglioso tessuto connettivo culturale che ha costituito la forza del Turf italiano. Il tutto fino alla apertura del Derby, come giusto, anche agli stranieri ed allora sono tanti i successi dei graditi ospiti ma il colori italiani hanno saputo ancora svettare grazie alla Siba, Lady M, la Erasec, la Ajb, la Madia, la White Star, il Poggio, la L3C, Mill Borromeo fino ai trionfi di casa Effevi con quelli della Incolinx e della Aleali. La Storia del derby è la Storia del Turf, per gli uomini (quindi anche allevatori, allenatori e fantini che trovate negli albi d’oro) ma anche per i cavalli, alcuni dei quali sono davvero nell’immaginario collettivo di ogni appassionato a cominciare da quello immenso di Nearco che è il Turf da 80 anni a questa parte grazie ai suoi discendenti in tutto il mondo. Facendo torto di sicuro a chi dimentichiamo ecco una sequenza di grandi cavalli che hanno reso grande il derby o che sono grandi per averlo vinto: Apelle, Ortello, Jacopa del Sellaio, Pilade, Archidamia, ultima femmina, Bellini, Niccolò dell’Arca, Orsenigo, Nearco, Donatello, Tenerani, Botticelli, Sedan, Rio Marin, Ruysdael, Appiani, Ortis, Orange Bay, Sirlad, Tisserand, White Muzzle, Rakti, Whortadd e tra gli ospiti Glint of Gold,il primo, ma anche Old Country, Luso, Mastery, Gentlewave, Central Park fino agli ultimi anni che sono impressi bene nella mente di ogni appassionato per doverli ricordare. Il rito si rinnoverà anche questa volta e non si tratta di miracolo ma di cultura che è radicata nel tessuto sociale del paese e che nel turf si sa esprimere con profili e valenze nobili e alte. Non soltanto Derby Sisal Match Point che lega il suo nome da leader alla corsa leader ma anche altre otto prove che per un motivo o per l’altro saranno in grado di rapire la fantasia e la passione della gente. Due prove saranno di gruppo, le famose pattern che sono la selezione autentica nel mondo. Una ricorda in Carlo D’Alessio un gigante assoluto del Turf mondiale, il proprietario italiano che ha sfidato il mondo uscendo vincitore. L’altra ricorda nella famiglia Tudini da Giuseppe fino a Manuela attraverso Ugo e Piercarlo una passione che dura da tre generazioni ad altissimo livello e che ha scritto tantissime pagine della nostra storia di veri ippici. Una corsa sarà listed e si disputa nel ricordo di Mauro Sbarigia che ha saputo narrare con dolcezza e amore le vicende meravigliose del turf che lo hanno visto protagonista per tutta la sua vita. Col premio Edmondo Botti si celebra il capostipite di una famiglia che è oggi come oggi parte vitale del nostro Turf al massimo livello e non soltanto in Italia, il modo migliore di continuare a credere nel nostro sport. Come quando si correrà per ricordare Domenico e Sergio Arnaldi cavalieri di altri tempi ma in Sergio anche un dirigente la cui perdita brucia ancora nei nostri cuori. Un’altra tradizione che cementa Capannelle con il Giornale Sportivo della città darà il premio Corriere dello Sport, ci sarà popi il tradizionale spazio per le signore in sella. Tre pattern, una listed, cinque handicap splendidi. Sei volte la pista grande, una ciascuna la pista dritta, la piccola e la all weather con distanze che andranno dai 1200 metri fino ai 2400. Nove corse, un grande spettacolo e un grande divertimento che ovviamente non sarà limitato alle sole corse ma prevede numerose manifestazioni di contorno come si conviene ad un derby day.
Cosa ci riserva il derby edizione 2016?
Un campo di nove protagonisti di ottimo conio che fa in partenza mantenere bene lo status della corsa. Due saranno gli ospiti esteri, sempre graditi e molto importanti per tenere vivo il cordone ombelicale con l’ippica internazionale. Si Tratta di Isfahan un cavallo allenato da Wholer in Germania e considerato come uno dei più forti tre anni tedeschi. Ha in programma dopo il nostro anche il derby di Amburgo. Arriva alla nostra grande prova forte di un rientro vittorioso in patria in gruppo tre sui 2000 metri mentre a due anni aveva vinto il locale Gran Criterium. Ha le carte perfettamente in regola come anche l’irlandese True Solitaire allievo di Weld che ha programmato per tempo la trasferta e che ha ben figurato al rientro in gruppo a Leopardstown mentre a due anni aveva lottato nelle importanti Beresford st. Due ospiti da tenere nel giusto riguardo assolutamente ma che sono attesi da sette rappresentanti della nostra forma, il meglio possibile in circolazione. Il Vincitore del Parioli Poeta Diletto tenta un doppio storico che negli ultimi 50 anni è riuscito soltanto a Bonconte da Montefeltro e Worthadd. Dee Dee D’Or che poi partirà per Hong Kong è il frutto della selezione tradizionale, quella del milanese Filiberto mentre Freedom Beel lo è di quella romana nel Botticelli. Saent viene anche lui dal Parioli dove è stato ottimo terzo. Full Drago è il secondo del Filiberto ma ha vinto il San Giuseppe dove ha sconfitto Biz Heart che in autunno aveva vinto il Gran Criterium e poi c’è Presley pieno di mezzi. Un ottimo derby. Alla prova regina del nostro calendario risponde subito dopo la emozione palpitante dei 1200 metri del premio Tudini che oltre ad essere una corsa di selezione in quanto pattern è spettacolarissima volata incerta con la bellezza di ben 15 protagonisti nelle gabbie. Non manca nessuno, tutti i flyer italiani migliori hanno risposto all’appello e la super tris non mancherà di tenere tutti con il fiato sospeso. I severi 2400 del premio intitolato a Carlo D’Alessio vedranno in campo otto anziani e tra questi due ospiti, il noto Accino e la novità interessante Dirgam, neo quattro anni che si era congedato dal 2015 vincendo in listed, è solo rientrato e dovrebbe essere cresciuto. Trova il terzo del derby 2015 Time Chant, un laureato di Repubblica come Refuse To Bobbin, l’ottimo Keshiro. Saranno i tre anni, nove nelle gabbie a giocarsi lo Sbarigia e sul miglio ma in tutte le corse avremo tanti partenti con ben 10 di media per ognuna delle nove corse in programma.
Buon Derby Day!
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